Convenzione di Basilea: migliore gestione nel commercio globale delle materie plastiche
320 milioni di tonnellate di plastica vengono prodotti ogni anno nel mondo. Ben il 9% viene riciclato, il 12% incenerito. Poiché alcuni Paesi non sono in grado di smaltire correttamente i rifiuti sintetici, ca. 100 milioni di tonnellate di plastica riempiono i mari, dove minacciano la sopravvivenza degli organismi marini e, di riflesso, anche la salute e la vita degli esseri umani. Attraverso un accordo sulla regolamentazione delle esportazioni di rifiuti plastici, anche la Convenzione di Basilea ha ora deciso di intervenire più drasticamente contro i rifiuti sintetici.
La Convenzione di Basilea regolamenta, dal 1989, l’ammissibilità e il controllo delle esportazioni di rifiuti pericolosi. Dal 29 aprile al 10 maggio 2019, i rappresentanti di 187 Stati aderenti al trattato si sono riuniti a Ginevra per definire gli adeguamenti necessari, i quali riguardano anche la Convenzione di Stoccolma e la Convenzione di Rotterdam* che sono state create parallelamente alla Convenzione di Basilea.
Migliore controllo delle esportazioni
Finora bisognava notificare nelle esportazioni soltanto i rifiuti qualificati come pericolosi. L’esportazione di materie sintetiche non sottostava ad alcun obbligo di notifica. Dopo l’approvazione a Ginevra di una proposta avanzata dalla Norvegia, tutti i rifiuti plastici contaminati e non sottoposti a pre-cernita saranno inseriti nella Convenzione di Basilea come rifiuti soggetti a notifica. Ciò significa che anche i rifiuti plastici potranno essere esportati solo dopo che il Paese di destinazione sarà stato informato sul volume e sul tipo di materiale e avrà dato la propria autorizzazione.
Senza infrastrutture e meccanismi di controllo
Lo scopo di questa nuova regolamentazione è quello di evitare che rifiuti sintetici finiscano in Paesi che non dispongono né delle infrastrutture necessarie né dei meccanismi di controllo per smaltire correttamente tali rifiuti plastici. Da quando la Cina, dal 2018, non ammette più importazioni di materiale plastico usato contaminato e malamente suddiviso, questo viene ora trasportato in Paesi meno restrittivi come la Malesia, il Vietnam e la Thailandia – per poi proseguire in Indonesia, Corea del Sud, Taiwan o India.
Anche i rifiuti plastici svizzeri finiscono in Asia
Secondo uno studio della Global Alliance for Incinerator Alternatives (GAIA) e di Greenpeace East Asia, l’anno scorso i maggiori Paesi esportatori di rifiuti sintetici sono stati gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Regno Unito e il Belgio. Secondo Swiss Plastics, in Svizzera vengono consumate ogni anno ca. 800'000 tonnellate di plastica, di cui ben l’80% viene incenerito, il 12% riciclato e ca. l’8% esportato, soprattutto in Germania. Ma una piccola parte dei rifiuti plastici svizzeri esportati finisce anche nell’Asia sud-orientale. Il riciclaggio del PET non è chiamato in causa poiché tutte le fasi di lavorazione si svolgono in Svizzera.

*Convenzione di Stoccolma e Convenzione di Rotterdam
Attraverso vincolanti misure di divieto e di limitazione, la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti regolamenta, dal 2004, la produzione, la gestione e l’importazione/esportazione di determinati composti organici tossici difficilmente biodegradabili. L’utilizzo delle sostanze tetrabromodifeniletere e pentabromodifeniletere è, ad esempio, ammesso nel riciclaggio solo a determinate condizioni.
La Convenzione di Rotterdam regolamenta, dal 1998, la sicurezza dei prodotti chimici nel commercio internazionale di sostanze pericolose, mirando alla salvaguardia della salute pubblica e alle tutela dell’ambiente dai rischi derivanti da sostanze pericolose. A tale riguardo, l’importazione di una determinata sostanza necessita, ad esempio, di un’autorizzazione specifica. Si mira a proteggere soprattutto i Paesi in via di sviluppo dall’importazione incontrollata di sostanze, per la cui gestione sicura tali Paesi non dispongono delle infrastrutture idonee.