Entro breve saranno intavolate trattative su un nuovo accordo sul clima riguardante la riduzione dei gas a effetto serra. Il Professore bernese Thomas Stocker – che è stato recentemente proposto per la carica di Presidente del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) – spiega il motivo per cui questa riduzione è fondamentale per il clima e illustra il ruolo importante che il riciclaggio del PET riveste a tal fine.

PETflash: Signor Stocker, la comunità mondiale vuole ridurre i gas a effetto serra. Ciononostante esistono ancora molti scettici che sostengono che l’anidride carbonica (CO2) sia una sostanza utile per la crescita delle piante.

Thomas Stocker: L’impressione è fuorviante. Non sono più così tanti gli scettici ma nei media viene loro data parola con un’insolita frequenza. L’anidride carbonica è effettivamente una sostanza vitale per le piante. Ma non stiamo parlando del ciclo naturale del carbonio bensì degli effetti delle molecole aggiuntive di CO2 che giungono nell’atmosfera attraverso la combustione di carbone, petrolio e gas naturale. Già solo un piccolo aumento della concentrazione di CO2 comporta un riscaldamento misurabile della superficie terrestre. Oggi, la concentrazione è già del 30% più alta rispetto ai valori degli ultimi 800 000 anni.

Qual è stata l’evoluzione del riscaldamento globale negli ultimi 100 anni?

Dal 1900, la temperatura media mondiale della superficie terrestre è salita di circa 0,85 °C – in Svizzera di circa 1,7 °C. L’oceano mondiale si è riscaldato fino a una profondità di 2 km e dal 1970 ha accumulato circa 250 milioni di terawatt all’ora di energia. A titolo comparativo: una centrale nucleare fornisce nell’arco di un anno all’incirca 7 terawatt all’ora di energia. Gli eventi meteorologici estremi sono perciò aumentati e il bilancio idrico globale si è modificato sensibilmente. Dal 1900, il livello del mare è salito di 19 cm, i ghiacciai si sciolgono e in Groenlandia come anche in Antartide il ghiaccio si riduce.

Il Gruppo di esperti sul clima (IPCC) ha stabilito il cosiddetto obiettivo dei 2 gradi – un proposito per limitare il riscaldamento terrestre a 2 °C rispetto al livello registrato prima dell’inizio dell’industrializzazione (metà del XIX secolo). Con questo obiettivo è possibile combattere le probabili conseguenze del mutamento climatico?

Solo una limitazione del riscaldamento è in grado di mantenere le relative conseguenze entro valori tollerabili, evitando il pericoloso influsso dell’essere umano sul sistema climatico. Un riscaldamento di 2 °C non è un valore magico bensì un limite concordato a livello politico. Purtroppo, l’obiettivo dei 2 gradi è già molto ambizioso: se le emissioni di CO2 non dovessero ridursi, fra pochi anni tale limite non sarà più raggiungibile.

Anche la Svizzera si è impegnata a favore dell’obiettivo dei 2 gradi. Con quali conseguenze dovrà fare i conti la popolazione svizzera a medio e lungo termine, se non riuscirà a raggiungere tale obiettivo?

Se la temperatura dovesse salire di più di 2 °C, le conseguenze potrebbero diventare per noi incontrollabili. Già con un riscaldamento di 2 °C a livello mondiale, il volto della Svizzera cambierebbe notevolmente: la temperatura media annua salirebbe di ca. 3 °C e in inverno il limite delle nevicate sarebbe di 500 metri più alto rispetto a oggi. I ghiacciai continuerebbero a ritirarsi massicciamente.

Di fronte a questo grande compito, come semplice cittadino si tende a scaricare le responsabilità sulla politica
e sull’economia. Lei crede che ognuno di noi possa effettivamente fare qualcosa contro il riscaldamento climatico? Lei personalmente cosa fa nella sua vita privata quotidiana in tal senso?

Nel nostro Paese, ogni cittadino con diritto di voto è parte della politica. Se riusciamo, ad esempio riguardo a progetti di legge di politica energetica, a non pensare solo ai costi ma anche alle conseguenze per il mutamento climatico, le nostre decisioni imboccheranno la strada giusta. Per limitare il mutamento climatico serve un cambiamento a livello mondiale dalla classica produzione energetica tramite combustibili fossili alle energie rinnovabili. Così come ognuno di noi produce emissioni di CO2 – direttamente tramite il riscaldamento o indirettamente attraverso il consumo – ognuno di noi può essere parte della soluzione. Personalmente acquisto generi alimentari locali e stagionali, cerco di usare l’auto il meno possibile, faccio la raccolta differenziata dei rifiuti e sto attualmente migliorando l’efficienza energetica della mia casa.

Lei crede che il riciclaggio delle bottiglie per bevande in PET possa essere una misura efficace per combattere il mutamento climatico?

Non è sufficiente ma può fornire un valido contributo, per due ragioni: in primo luogo si risparmiano gas a effetto serra e materie prime; secondariamente e ancora più importante, è un vero e proprio impegno: materie prime complesse scarseggianti o che contengono tanta energia vanno riciclate con metodo. La moderna società industrializzata deve riuscire a chiudere i cicli di materiale, senza sprecare preziose materie prime, come invece accade oggi. Il riciclaggio del PET è un eccellente esempio e un contributo intelligente per ripensare e modificare il proprio comportamento nei confronti delle materie prime.